Presento qui un articolo per comunicare una notizia poco conosciuta della vita di sant'Agostino Roscelli, pensando così di contribuire a comporre un'immagine sempre più reale e viva della persona del nostro Fondatore e della sua azione nella Chiesa genovese del XIX secolo. Vorrei illustrare uno dei documenti personali del Santo, conservati nell'Archivio dell'Istituto, cercando di ricavarne il maggior numero possibile di informazioni. Il documento è un cartoncino di formato leggermente inferiore a quello della nostra carta per fotocopie, stampato su una pagina e manoscritto sul retro. La stampa riproduce lo stemma della "Congregazione dei Sacerdoti Secolari dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, di Genova" e sul retro sono manoscritte le condizioni per l'iscrizione. Gli elementi più importanti dello stemma sono un libro chiuso su cui poggia un teschio, a sua volta sormontato da una croce con doppia traversa, intersecata dalla spada, a indicare l'apostolo Paolo, e dalla chiave che rimanda a Pietro apostolo, tra loro incidenti. Trasversalmente sotto il secondo braccio della croce è disteso un nastro iscritto con le prime parole di un motto che raccomanda l'impegno santo e salutare di pregare per i defunti, perché siano liberati dai peccati, al quale si ispira la confraternita. L'immagine, delimitata da un bordo nero rettangolare, termina in basso con uno spazio bianco occupato dall'annotazione manoscritta: Agostino Roscelli, ascritto il dì 5 febbraio 1866. Sotto e in parallelo al bordo è scritta in bella calligrafia la firma di don Raffaele Domenico Frascara, in quell'anno segretario della confraternita. Le notizie storiche lo ricordano nel 1835 come "segretario e deputato alle sante reliquie" tra i prelati al seguito del cardinale Placido Maria Tadini e intorno all'anno 1863 come scrittore. Il suo incarico presso la confraternita afferma indirettamente la considerazione che le si attribuiva da parte dei sacerdoti del capoluogo ligure, dove fu istituita nel 1486 con l'approvazione dell'arcivescovo, il cardinale Paolo Campofregoso, allo scopo di assicurare mutuamente le pie pratiche di suffragio in morte e gli aiuti ai sacerdoti malati e incarcerati, nelle modalità stabilite dall'ordinamento della fraternità. La sede di fondazione fu la chiesa di San Donato, ma già nel 1491 i confratelli, aumentati di numero, ottennero di riunirsi nel Battistero allora esistente nella piazzetta di san Giovanni il Vecchio, nel quale nel 1499 costruirono una cappella dedicata ai due apostoli. L'adesione di nuovi sacerdoti continuò nei secoli e la pia società ottenne così ampio
incremento da richiedere la costruzione di un nuovo Oratorio, che fu iniziato nel 1712 in piazza san Bernardo, adiacente a via di san Donato, poi terminato nel corso di una decina d'anni e tuttora sede della congregazione. Essa appartiene alle associazioni del clero secolare nominate nell'Annuario dell'Arcidiocesi di Genova, avendo riacquistato nel 1996 la personalità giuridica, dopo la fusione decisa nel 1972 con la Congregazione dei Missionari urbani e rurali. Presso lo stesso Oratorio si riunisce ora anche la Comunità di Sant'Egidio.
Sant'Agostino Roscelli aderì alla fraternità trascorsi esattamente vent'anni dalla sua ordinazione sacerdotale, quando svolgeva il suo ministero tra la gioventù, in alcune chiese e istituti religiosi femminili della città. Solo attraverso i documenti appartenenti alla congregazione si potrebbe appurare se don Roscelli ebbe in essa qualche ufficio tra quelli previsti nello Statuto organico del 1707 per la formazione del consiglio direttivo e l'esercizio delle varie mansioni tra coristi, cappellani, messaggeri, visitatori degli infermi e dei defunti, procuratori dei carcerati. È certo comunque che don Roscelli se partecipava ai benefici spirituali garantiti ad ogni membro del sodalizio ne aveva pure assunto i doveri comuni a tutti i confratelli. In base alle annotazioni manoscritte sul retro del documento sappiamo che nel 1866 per l'iscrizione alla confraternita il nostro Fondatore dovette pagare una quota, espressa ancora in denari, ricevendo in consegna una cotta. È specificata inoltre la quota associativa annuale e la quota per l'esenzione dovuta in cinque rate da chi volesse saldare in perpetuo le annualità. Lo statuto del 1707 estendeva l'esenzione all'anno di noviziato, altrimenti prescritto per ogni nuovo aspirante socio, ma tutti gli altri obblighi vincolavano con identiche condizioni tutti i confratelli. Espletandoli, loro concretizzavano la finalità essenziale del sodalizio, suffragando i defunti sia con pratiche comunitarie sia individuali, vale a dire tutti partecipavano nell'Oratorio alla messa per i defunti ogni martedì e il giorno successivo alla Commemorazione del 2 novembre, tutti applicavano con questa intenzione una messa ciascuno annualmente e recitavano l'ufficio dei defunti non solo in occasione del decesso di un socio ma individualmente nel giorno del mese assegnato a ciascun iscritto. Sul documento rilasciato al santo Fondatore sono elencati i suffragi assicurati ad ogni associato cioè l'ufficio particolare in morte e un decoroso funerale con la Messa cantata e il corteo funebre. Nello statuto settecentesco si assegnavano cento messe di suffragio a ciascun defunto, qui una postilla ricorda che si sarebbero celebrate molte messe "in suffragio dei confratelli in genere" quasi ogni anno, insieme ad altre stabilite in base all'età del deceduto, per coloro che nell'anno della morte fossero stati in regola con la quota associativa. Sembra, quindi, che all'epoca di don Roscelli ciò che la pia società pattuiva con l'iscritto si riducesse essenzialmente alla responsabilità per la cerimonia funebre, occasione in cui essa doveva distinguersi tra i partecipanti, come attestano le norme dello statuto. Se confrontiamo le informazioni già raccolte con quelle ricavate dalle voci di spesa per le esequie "del fu Agostino sacerdote Roscelli fatto il 9 maggio 190 ", indicate in una nota manoscritta del 1 maggio seguente, possiamo ragionevolmente supporre che la confraternita partecipò a questa cerimonia. Ne è indizio abbastanza espressivo l'appunto della spesa per
"Accompagno n. 7 religiosi" e soprattutto l'altro per "Torchie del doppio accompagno", considerando che lo statuto dettava norme ben precise per unirsi al corteo funebre nel caso fossero stati presenti i "Regolari", fino ad obbligare i confratelli a non intervenire se fossero stati preferiti gli altri nell'ordine di precedenza nello sfilare. Ora se riflettiamo sulle testimonianze delle biografie del Roscelli circa le sue preoccupazioni affinché gli fossero riservate esequie semplici e povere, ciò che abbiamo detto sopra non chiarisce abbastanza quali motivazioni poterono convincerlo ad aderire alla confraternita. Invece apre una nuova prospettiva la conoscenza delle indulgenze concesse nel 1 8 dal papa Urbano VIII agli iscritti, che ne beneficiavano sia in forma plenaria nel giorno dell'ingresso nella congregazione, nell'ora della morte e per la visita all'Oratorio nella solennità dei santi patroni, sia in forma parziale in alcuni venerdì di quaresima e soprattutto nell'esercizio di quelle opere di carità richieste sia dalla associazione sia dal ministero sacerdotale, quali la comunione agli infermi, la conversione dei peccatori e la divulgazione delle verità di fede. La congregazione era molto attiva nelle opere di carità verso i sacerdoti indigenti, per i quali iniziò nel 18 1 la costruzione del Convitto Ecclesiastico, dedicato ai santi Pietro e Paolo e attualmente funzionante. In conclusione, la preziosa reliquia di cui ci siamo occupati ci comunica il desiderio del Fondatore di valorizzare la sua vita sacerdotale con tutte le ricchezze spirituali e le iniziative di solidarietà offerte dalla comunione con gli altri sacerdoti.
Suor M. Valeria Corti
|