S. Erasmo Zinkal

- PRIMA PARTE -


Linvito del Concilio Vaticano II a tornare al carisma dei fondatori per ritrovare, nella varietà dei doni, la ricchezza e la bellezza con cui Cristo rinnova continuamente la Chiesa, è stato un cammino lentamente recepito, faticosamente percorso e, tuttavia, continuo all’interno del nostro Istituto «Suore dell’Immacolata di Genova», fondato il 15 ottobre 1876, dal sacerdote diocesano Agostino Roscelli.
L’ allora Madre Generale Madre M. Leopoldina Torighelli si preoccupò di guidare le proprie Religiose nell’accostare i Documenti conciliari con una serie di articoli comparsi, dal novembre 1966 al dicembre 1967, sul periodico dell’Istituto «L’Immacolata e le sue irradiazioni d’amore», da cui si trae la seguente testimonianza: «Se il Concilio ha invitato a rivedere alcune norme ed usanze in seno ai vari Istituti religiosi, questo è stato per adeguarli alle circostanze attuali, senza però mai venire meno all’impronta particolare di ciascun Istituto, anzi, consigliando espressamente di rifarsi fedelmente ai primordi, mantenendo integro lo spirito dei fondatori.
Da queste delucidazioni urgeva passare alla loro attuazione pratica.
Una delle prime ad impegnarsi fu Suor M. Rachele Battaglia che si cimentò in una biografia del Fondatore e in una serie di scritti volti ad approfondire la spiritualità, la pedagogia, lo spirito che aveva animato il Fondatore e i primordi dell’Istituto.
Quello di Suor M. Rachele fu un lavoro rimasto a lungo solitario mentre il contatto con le fonti si era quasi esclusivamente limitato ai testi giuridici.
L’avverbio quasi esclusivamente non è causale in quanto circolavano nelle comunità più numerose dell’Istituto, intorno agli anni 50-66 «Meditazioni» indicate come «istruzioni del Fondatore». La considerazione in cui erano tenute era molto modesta se non sospetta in quanto, in seguito alla riapertura della causa di canonizzazione, si diffuse tra le Suore un esagerato timore non solo di far conoscere verbalmente l’opera e la figura del Fondatore ma finanche di leggere e di riferire circa, i suoi scritti. La ragione di questo comportamento, senz’altro dettata da un eccesso di zelo e di prudenza, si deve allo stesso iter giudiziale seguito dalla Santa Sede, su disposizione di Urbano VIII (1623-1644), che affidava al Vescovo locale il compito di raccogliere tutti gli scritti del Servo di Dio e di accertarsi che costui, al momento dell’indagine, non fosse oggetto di culto pubblico non autorizzato dalla Santa Sede Apostolica.
Eventualità, quest’ultima, ritenuta dalle Superiore dell’Istituto tutt’altro che improbabile, in quanto alcune Suore avevano già dato prova di forte venerazione verso il Fondatore prelevando, di nascosto, al momento dell’esumazione, parte delle ossa, quali personali e preziose reliquie.
Su tutto ciò che ha riguardato il Fondatore è calato per decenni un sacro e reverenziale oblio. I 124 fascicoletti (contenenti testi accurati di esortazioni) che il Fondatore aveva conservato, forse, seguendo «l’istintivo spirito di conservazione» (come suggerisce la biografa di Suor M. Matilde Dell’Amore), furono custoditi con tanto riserbo dal 1902 in poi, che nemmeno mons. Davide Ardito, il primo biografo di Sant’Agostino Roscelli, ne ebbe sentore, infatti tali biografie «La cara e buona immagine paterna . . .» e «Un umile prete di ieri» non contengono alcun riferimento in merito nonostante lo sforzo di raccogliere fonti come testimonia Suor Maria Vittoria Tassara, raccontando l’infruttuosa ricerca della primigenia «Piccola Regola», in vista proprio della composizione di tale biografie.
In seguito all’apertura del Processo Ordinario per la Causa di Beatificazione, per rispondere al Decreto del 29 aprile 1932, emanato da sua eminenza il cardinal Dalmazio Minoretti per «La raccolta degli scritti del Servo di Dio don Agostino Roscelli», Madre M. Innocenza Vassallo consegnò l’intero plico perché fosse esaminato dai censori della Sacra Congregazione, nelle cui mani restò fino al 1975.
Intanto l’Istituto ha continuato a crescere e a svilupparsi festeggiando gli anniversari legati alle origini e allo sviluppo disgiungendoli quasi dalla figura del Fondatore, di cui per altro venerava l’aspetto severo e mistico, che trovava conferma in un dipinto di felice intuizione che lo ritraeva inginocchiato e in atteggiamento estatico davanti all’altare e al crocifisso e tuttora conservato presso la Casa Madre in Genova, Via Parini n° 4.
Il Fondatore era quello, un «santo» prete, ma forte era la paura, dettata da una mal intesa prescrizione a non venerarlo pubblicamente, di parlarne in modo esplicito.
Tuttavia la causa di canonizzazione va avanti e, se in un primo tempo, è stata l’elemento deterrente la conoscenza del Fondatore, col tempo ne diventa il motore.
Alle Madri Generali che chiedono testimonianze di grazie da lui impetrate, da sempre hanno copiosamente risposto le Suore ( e non solo) inviando umili testimonianze che vennero raccolte sia in agevoli pubblicazioni che sul periodico «L’Immacolata e le sue irradiazioni d’amore» che, dal numero uno del gennaio 1969, prenderà il nome di «Preghiera e Azione».
Varie vicissitudini, legate alle vicende delle due Guerre Mondiali, al proliferare di vocazioni e delle fondazioni fanno passare in seconda linea studi piú approfonditi sul Fondatore a prescindere da una conoscenza biografica trasmessa fin dal noviziato tramite la lettura dei libri di Mons. Davide Ardito.
(continua)

 

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